DA VICINO NESSUNO E´NORMALE

A Enzo Meniconi



La villa

Invece Sasha  sia da vicino che da lontanto non sembra normale. E´coreano parla solo il russo
ed e´ medico e allenatore di un noto regista.

Sasha si dedica al fisico e alla psiche non di un uomo qualunque ma di un artista importante, del quale si sente molto responsabile. Durante il giorno ha il compito di allenare, massaggiare, curare, alimentare e far divertire il suo capo. Il benessere fisico e mentale sembra che favorisca l´espressione creativa, personalmente  ho sempre pensato il contrario, ma le opere del maestro affermano che ho torto.

Passo felpato, capo sempre chino su un piccolo corpo muscoloso. Nei momenti di convivialita` quando ci si ritrovava magari a  tavola tutti insieme, era sempre assorto e silenzioso, non rivolgeva lo sguardo a nessuno di noi, mangiava guardando solo il suo piatto.  Gli unici momenti in cui alzava il capo, era quando il maestro lo interpellava scherzando, colpendolo sulle spalle muscolose,  segno di un rapporto fatto di grande complicita` e conoscenza.  In quel caso il suo capo chino e  sguardo sfuggente  si alzava verso il maestro ma appena l´attenzione su di lui veniva meno, si richiudeva nel suo mondo. Insomma dopo 15 giorni di convivenza, non sapevo che faccia avesse Sasha. Il suo era sicuramente un compito arduo, come quello di tutti noi che stavamo lavorando a quel progetto, ognuno con il proprio compito.  Il lavoro era totalizzante come sempre anche se molto interessante ma  ci lasciava poca energia per dedicarci ad altro, alla fine della giornata ci sentivamo svuotati. Sicuramente  la lingua non aiutava a stabile un contatto con lui ma era anche vero che Sasha una volta  finito il suo compito con il maestro, chiudeva la porta con il catenaccio in tutti i "sensi".

 Aveva la capicita` di camminare senza emettere nessun rumore da vero orientale, tanto che  le sue apparizioni sembravano come miracoli caduti dal cielo e questo suo apparire all´ improvviso ammetto che mi mettava una certa agitazione. Desideravo incontrare i suoi occhi per avere la possibilita´di sapere chi fosse,  ogni tanto facevo qualche tentativo ma avevo la netta sensazione che la cosa lo disturbasse.

Un giorno senza saperlo mi trovai Sasha alle spalle, eravamo nella cucina della villa  e girandomi di scatto incrociai il suo sguardo. Occhi a mandorla con delle pupille cosi´nere che sembravano piu`tonde del normale, due tunnel bui ma dentro si intravedevano colori. Capii in quel momento che non era
cosi´solo come in quei giorni mi sembrava  che fosse o meglio come la mia visione  cattolica lo immaginava. Sotto quel capo chino e quell´aspetto dimesso c´era un mondo, il suo di mondo e doveva essere anche molto interessante.

In quei giorni mi domandavo  se quel suo atteggiamento fosse un modo per essere piu´in contatto con se stesso  oppure fosse vittima di un`  incapacita´di confrontarsi con gli altri. Ma questo cercare a tutti costi di darmi delle risposte, mi rendevo conto che era un inutile tentativo di volerlo catalogare a tutti i costi.

Tutto cio´che non  comprendo mi incuriosisce e Sasha  devo ammettere che mi incuriosiva molto.  Quel giorno finamente i nostri  sguardi si presentarono, mi chiesi se fosse successo anche con qualche altro ospite della villa. La sua "assenza" era diventata per tutti   "normale", anche se guardando bene un po piu´ da vicino,  nessuno e´ "normale". Tutti ormai avevano rinunciato da tempo ad avere uno scambio con lui.
Di rado ci permettiamo di capire i significati di certi atteggiamenti, forse perche´si corre il rischio di compromettere la nostra opionione .

A quel punto approfittai e mi rivolsi a lui parlando in inglese, mi guardo´sfuggente con la coda dell ` occhio e non mi rispose. Apri´  la credenza per prendere la tisana disintossicante per il maestro,  gli chiesi nuovamente se parlava in inglese ma con un gesto del capo mi disse di no. Ebbi la netta sensazione che stesse mentendo.

Tutte le mattina la tavola era apparecchiata all´aperto per la colazione,  era fine  settembre ancora il tempo era bellissimo. Scesi come sempre in pigiama, ormai tutti ci sentivamo una famiglia, da lontano si sentiva il rumore del mare agitato mi accorsi che  Sasha era gia´ a tavola a fare colazione, mi avvicinai alla tavola  e  mi venne istintivo poggiargli  la  mano sulla spalla muscolosa esercitando su di lei   una leggera pressione,  poi come se nulla fosse  mi sedetti di fronte a lui e mi versai il caffe`.
Dopo aver bevuto la spremuta e un sorso di caffe´,  alzando lo sguardo mi accorsi che Sasha mi stava guardando. Rimasi sorpresa ma non ebbi  di dire o fare qualcosa perche´ si  alzo´ di scatto dirigendosi velocemente verso la spiaggia. Ebbi la  netta sensazione che stesse piangendo.

Addentai un toast e mandai giu´un altro sorso di caffe´e mi incamminai sulla terrazza che dava sul mare e mi accorsi che Sasha si trovava in bilico su uno scoglio in una posizione molto particolare, tra il rumore del vento e del mare mi parve di udire un grido.
Tornai verso la villa non mi sentivo di contiunare a guardarlo  avevo la sensazione  di varcare una soglia a me non concessa,  non volevo essere spinta dalla curiosita´ quindi rientrai, ma non riusci a non pensare a quella voce, a quel grido. Chissa`se me la ero immaginata o era reale,  per un attimo rabbrividii ripensando a quel momento. Vestendomi per andare a lavorare pensai a quel contatto fisico chiedendomi se avesse scatenato in Sasha qualcosa.

Qualche giorno dopo stavo per congedarmi dalla villa, la mia missione lavorativa era finita. Era mattina scesi come sempre le scale , questa volta´gia´vestita.  Il tavolo era apparecchiato come sempre ma non
c´era ancora nessuno. Feci colazione e solo dopo aver finito mi accorsi che Sasha era seduto quasi di fronte a me sul divano del giardino e mi stava osservando.
Aveva fra le mani un libricino. Mi guardo´ e mi sorrise, mi andai a sedere vicino a lui. Il libro conteneva delle frasi scritte in russo con la traduzione in inglese, mi venne da sorridere e pensai che quel momento vissuto insieme fosse anche merito mio.
Instaurammo un piccolo dialogo fatto di sguardi qualche gesto e pochissime parole. Sembrava ci conoscessimo da sempre mi fece vedere le foto delle sue due figlie, era felice. Forse in quel momento mi era grato di averlo notato, di avergli dato la possibilita`di condividere con me la sua "solitudine".
Mi sentivo appagata da quell´incontro perche´queste esperienze in qualche modo mi cambiano, mi fanno diventare una persona diversa. La comprensione permette a tutti di cambiare.

Il maestro scese dalla sua stanza. Con grande stupore trovo` Sasha seduto accanto a me si avvicino`con il suo modo  ironico e divertito e rivolgendosi a Sasha disse :  "bella la vita eh ?!" Notai una vena di sarcarmo in quella sua battuta e anche nella sua espressione.   A volte penso che il possesso da parte di colui che ti paga, somigli molto al rapporto tra genitore e figlio.
Sasha si alzo`di scatto ando`verso di lui chinando di nuovo il capo. Decisi che era arrivato il momento giusto per congedarmi.

(Carlotta Funari 1999


Tramonti (Carlotta Funari 2016)

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